Il panettone, ormai simbolo del Natale a livello nazionale, delizia i palati milanesi già dal 1200 d.C. ma tradizionalmente veniva prodotto tutto l’anno in formato più piccolo (il panattonin) e veniva arricchito con miele e zucca.
Una leggenda fa derivare l’origine del nome dal fornaio che per primo lo realizzò in Borgo delle Grazie, tale Toni da cui “Pan de Toni”. Si trattava di un pan grande talmente ricco da essere richiestissimo in città.
La versione più plausibile attribuisce invece l’origine del nome all’espressione “pan de ton” che significa “pane di importanza” ovvero destinato alle grandi occasioni. Si trattava di un pan grande del peso di una libbra (453 g circa) con la forma di una grossa pagnotta e non di una moschea, come si usa oggi, dovuta a una maggior lievitazione.
Durante la notte di Natale era compito del padrone di casa tagliare una fetta di pan grande e distribuirla a ogni membro della famiglia come augurio di salute e prosperità.
La tradizione milanese vuole inoltre che il 3 febbraio, giorno di San Biagio, si mangi solamente un pezzo di panettone raffermo acquistato a Natale per proteggere la gola: “Sant Bias el benediss la gola e el nas“.
Oggi si trovano in commercio numerose varianti ma la ricetta della tradizione prevede solamente questi ingredienti: farina, lievito di pane, burro, uova, zucchero, sale, uva passa, scorze d’arancia e di cedro candite.