Qual è la vera origine della pasta, il piatto più amato dagli italiani (e non solo)?
Spaghetti, rigatoni, penne e paccheri sono solo alcuni dei celebri formati che si consumano in tutto il mondo, ogni ricetta ne richiede uno specifico per poter dare il meglio di sé. Non è un caso che storicamente le altre popolazioni ci abbiano sempre soprannominati “maccaroni“ oppure che nei menù internazionali troviate sempre i formati di pasta indicati in lingua italiana. Il termine “maccherone” deriva dal latino “maccare” ovvero “pestare“, cioè proprio l’azione che si deve compiere per poter lavorare l’impasto.
I primi impasti di acqua e farina risalgono a ben 12.000 anni fa in Medio Oriente ma il primo uso del termine “pasta” intesa come categoria merceologica specifica risale a un decreto del 1509 del viceré spagnolo di Napoli don Giovanni d’Aragona. Furono proprio le grandi capitali della pasta italiana come Palermo, Genova e Napoli a trasformare un semplice impasto di acqua e farina in vere e proprie opere di design. Questo fu possibile grazie a straordinarie rivoluzioni come l’introduzione del torchio e della gramola.
In foto: antica illustrazione di un pastificio con gramola e torchio.
Sfatiamo inoltre la leggenda metropolitana di chi sostiene che l’origine della pasta sia cinese e che Marco Polo l’abbia importata in Italia nel 1295 dopo un viaggio in Oriente. Nel celebre trattato “De re coquinaria” di Marco Gavio Apicio (gastronomo, scrittore e cuoco romano del I secolo a.C.) si parla per la primissima volta di “lagana”, un piatto costituito da sfoglie di pasta e carne cotte in forno. Non vi fa venire in mente nulla? Ebbene sì, si tratta proprio delle antenate delle nostre amate lasagne. Come se non bastasse, la più antica testimonianza sulla pasta in Italia è data dalla Tomba dei Rilievi a Cerveteri (Roma), una tomba etrusca in cui sono chiaramente raffigurati spianatoia, rotella e matterello, strumenti tipici per tirare la pasta fresca.