Altro che cioccolatini, dolci a forma di cuore e cibi afrodisiaci… a San Valentino gli ingredienti protagonisti sono la carne di capra e le focacce.
In origine, infatti, si trattava di una festa pagana legata ai riti Lupercali di purificazione e fecondità. Per gli antichi romani una volta giunti a metà febbraio ci si doveva preparare alla rinascita rendendo omaggio al dio Luperco per tenere i lupi lontani dai campi e dal gregge.
Il centro della festa era dunque il Lupercale, la grotta ai piedi del Palatino, dove i Luperci, giovani sacerdoti aristocratici vestiti di sole pelli caprine, sacrificavano alcune capre e offrivano in dono focacce fatte con il grano delle prime spighe della passata mietitura che venivano preparate dalle Vestali.
In foto: Andrea Camassei, “Fiestas Lupercales“, 1635, Olio su tela, 238 x 366 cm, Madrid, Museo del Prado
Due di loro venivano toccati sulla fronte con il coltello ancora insanguinato e ripuliti con un fiocco di lana bianca intinta nel latte di capra. I giovani dovevano poi correre intorno al Palatino brandendo la februa, una frusta ricavata dalle pelli delle capre scarificate, con la quale percuotevano il ventre nudo delle donne che si offrivano volontariamente al colpo per ottenere la fertilità.
Nel 946 d.C. Papa Gelasio annullò tale festa pagana decretando che venisse invece seguito il culto di San Valentino, vescovo romano nato a Terni che per primo celebrò l’unione fra un legionario pagano e una giovane cristiana e per tale motivo martirizzato.
Da quel giorno San Valentino si è trasformato nella festa degli innamorati a cui sono stati successivamente associati svariati simboli commerciali che non hanno alcuna connotazione storica.