Il malanga o nampi è un tubero originario delle Antille che appartiene alla famiglia delle Aracee e assume nomi differenti in base alla località in cui viene commercializzato: walusa (Bolivia), taioba (Brasile), bore (Colombia), tiquizque (Costa Rica), malanga (Cuba), mafafa (Messico), quequisque (Nicaragua), otoe (Panama) o yautia (Porto Rico).
Spesso viene confuso con il taro (colocasia esculentia) per l’aspetto identico, tuttavia quest’ultimo possiede foglie e sapore molto differenti. Esistono circa quaranta specie di malanga di vari colori (bianco, giallo, arancione, rosa, rossastro) con buccia marrone liscia o piena di radichette. La polpa è croccante, soda ma vischiosa. Il sapore è simile a quello della nocciola con note marcatamente terrose. Alcune varietà ricordano molto il gusto della patata dolce.
Il malanga (xanthosoma sagittifolium) si consuma esclusivamente cotto perché è ricco di amido (da cui si ricava alcol) e alcune varietà presentano una sostanza irritante (ossalato di calcio) per stomaco e intestino che viene completamente distrutta solo grazie alla cottura. Anche le foglie contengono sostanze irritanti pertanto vanno cotte e approntate come se fossero spinaci, tuttavia sono molto difficili da reperire sul mercato occidentale.
Una volta sbucciato il malanga deve essere conservato in acqua fredda perché ossida facilmente. E’ un tubero molto delicato, può perdere infatti il suo sapore e deteriorarsi rapidamente nel giro di pochi giorni.
Possiede Vitamina C e sali minerali quali Ferro e Fosforo. E’ composto per il 66% da acqua ed apporta 132 kcal ogni 100 g di prodotto così ripartite: 94% Carboidrati (zuccheri), 5% Proteine, 1% Lipidi (grassi).