Il cavolo verza appartiene alla famiglia delle Crocifere e ha origine in Asia Minore.
Inizialmente nessuna varietà di cavolo aveva la caratteristica forma a palla che la coltura nel Nord Europa ha successivamente introdotto.
Le migliori verze sono quelle raccolte dopo le prime gelate poiché il freddo fa si che le foglie siano ben serrate limitando la presenza di acqua e aumentando invece la concentrazione di sali e zuccheri che conferiscono un sapore più intenso e deciso.
Le foglie ricce sono caratterizzate da piccole bolle. Si presentano più scure, coriacee e meno serrate all’esterno, andando via via compattandosi, intenerendosi e schiarendosi di colore man mano che si procede verso quelle più interne.
Il cavolo verza si consuma sia crudo in insalata che cotto (bollito, al forno, al vapore, stufato, brasato, in umido…). E’ preferibile non cuocerlo in abbondante acqua per evitare una perdita importante di valori nutritivi oltre a una perdita di colore e l’esalazione di odori sgradevoli. Meglio dunque utilizzare poca acqua a aggiungere il cavolo verza per breve tempo solo dopo che abbia raggiunto l’ebollizione.
Si tratta di un ingrediente insostituibile nella preparazione della cassoeula milanese e molto apprezzato in quella dei pizzoccheri della Valtellina.
La verza è ricca di vitamina A, C e K oltre che di sali minerali quali Potassio, Fosforo, Ferro, Calcio e Zolfo, inoltre ha proprietà antitumorali in quanto combatte l’azione negativa dei radicali liberi. In fitoterapia i cavoli si utilizzano per la cura di più di un centinaio di malattie, già Romani e Greci li consideravano una vera panacea.
Composto per il 93% da acqua, il cavolo verza apporta 24 kcal ogni 100 g di prodotto così ripartite: 50% Carboidrati (zuccheri), 45% Proteine, 5% Lipidi (grassi).
Il periodo migliore per consumare il cavolo verza è dopo le prime gelate tardo-autunnali o invernali.