Il bianco mangiare oggi è conosciuto soprattutto come dolce, di origine araba, tipico della Sicilia, della Sardegna ma anche della Valle d’Aosta.
Si tratta infatti di un Prodotto Agroalimentare Tradizionale (P.A.T.) di queste regioni, ovvero un prodotto che per storicità e particolarità può avere delle deroghe sanitarie di produzione rispetto alle direttive HACCP. I metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura devono essere consolidati e praticati in modo omogeneo da almeno 25 anni secondo regole tradizionali non industriali (Decreto Ministeriale 350/1999).
In origine, tuttavia, non esisteva una preparazione specifica ma tanti differenti “bianco mangiare“, ciò che caratterizzava queste preparazioni era esclusivamente il colore degli ingredienti che venivano utilizzati: riso, pollo, latte, lardo, farina, porri ma anche pesci nei periodi di Quaresima.
La purezza e il candore di questi piatti era destinata esclusivamente ai ricchi signori e alle classi superiori che cercavano di elevare la propria anima verso il raggiungimento della perfezione.
Nel tempo, con l’introduzione soprattutto dello zucchero, il “bianco mangiare” si è trasformato in un vero e proprio dolce di cui troviamo testimonianza anche nell’opera “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene” di Pellegrino Artusi:
”
Mandorle dolci con tre amare, grammi 150.
Zucchero in polvere, grammi 150.
Colla di pesce in fogli, grammi 20.
Panna, o fior di latte, mezzo bicchiere a buona misura.
Acqua, un bicchiere e mezzo.
Acqua di fior d’arancio, due cucchiaiate.
“